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FOCUS
Crisi ambientale: i Paesi vulnerabili chiedono i danni al G20
 

Le Nazioni povere vittime delle scelte dei ricchi

 
 
 

E’ necessario che i Paesi ricchi aiutino le Nazioni in via di sviluppo che hanno subito danni e perdite economiche a causa dei disastri ambientali ...

 
 

 

mercoledì 26 ottobre 2022

 

 

E’ necessario che i Paesi ricchi aiutino le Nazioni in via di sviluppo che hanno subito danni e perdite economiche a causa dei disastri ambientali provocati dal cambiamento climatico. I Paesi ricchi sono, infatti, i maggiori responsabili del surriscaldamento globale soprattutto per non aver gestito tempestivamente l’emergenza da loro stessi causata. Questo l’appello dei paesi del V20 lanciato alle Nazioni Unite in vista dell’imminente COP27.

Il V20 è il gruppo dei 20 Paesi vulnerabili, costituitosi nel 2015, cui aderiscono Nazioni a basso e medio reddito che sono maggiormente esposti agli eventi climatici estremi quali l’innalzamento del livello del mare, siccità e alluvioni.

Aderiscono al V20 Afghanistan, Bangladesh, Barbados, Bhutan, Costa Rica, Etiopia, Ghana, Kenia, Kiribati, Madagascar, Maldive, Nepal, Filippine, Ruanda, Santa Lucia, Tanzania, Timor Est, Tuvalu, Vanuatu e Vietnam, per un totale di circa 700 milioni di persone. 

L’appello sarà oggetto di trattativa per le Nazioni Unite che si troveranno a confrontarsi su queste ed altre questioni durante la prossima conferenza sul clima Cop27, che avrà luogo in Egitto il 6 novembre. Un’attenzione particolare verrà data ai fenomeni estremi quali gli uragani o le gravi inondazioni avvenute, ad esempio, recentemente in Pakistan.

Secondo la relazione 2021 UNEP, anche se saranno attuati gli obiettivi climatici nazionali per il 2030, il mondo si avvia verso un aumento della temperatura di 2,7°C, ben al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C e puntando a 1,5°C.

Già in passato, i Paesi ricchi si erano impegnati a devolvere 100 miliardi entro il 2020 ai Paesi vulnerabili ma l’impegno non è mai stato rispettato e i finanziamenti sono andati, invece, a progetti per la riduzione delle emissioni degli Stati a reddito medio.

I vulnerabili sottolineano le responsabilità sul clima dei paesi del G20 – le maggiori economie mondiali, composte da nazioni sviluppate e in rapida industrializzazione – che producono circa l’80% delle emissioni globali di gas serra e non hanno ancora adottato misure concrete per la riduzione delle emissioni di carbonio.

Il piano d’azione proposto dai Paesi vulnerabili include varie ipotesi tra cui quella di mettere una tassa sui paesi produttori di petrolio e gas o su i paesi frequent flyer, che possa costituire un fondo comune per la gestione delle emergenze climatiche del V20.

Non sarà scontato che la Cop27 accetti la proposta, tuttavia è già importante riuscire a aprire la strada a nuove idee che includano i Paesi del V20 all’interno di strategie globali contro i disastri climatici.

Si consideri che i Paesi del V20, ad oggi, hanno circa 435 miliardi di dollari di debito verso i Paesi ricchi, accumulatosi nel giro di soli 4 anni. Tutto ciò in un momento in cui sarebbero necessari nuovi investimenti.

Il mondo si avvia verso un aumento della temperatura di 2,7°C, ben al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C e puntando a 1,5°C